mercoledì 8 giugno 2016

Il punto di partenza.




Scrivere, dipingere, comporre… dove inizia? Ogni disciplina artistica si sviluppa nella risposta agli stimoli più profondi che l’artista (o che l’uomo in generale) percepisce. La tecnica, l’esperienza, la capacità e l’abilità tracciano il percorso espressivo, a seconda della disciplina scelta si può avere un percorso breve o un percorso lungo, l’immediatezza della poesia, dell’intuizione della melodia, dell’incipit, del movimento, del gesto pittorico non sono necessariamente l’opera compiuta. In questo contesto, forse ciò che risponde con maggior rapidità allo stimolo iniziale è la poesia, ma anche le composizioni più complesse e impegnative, come una sinfonia, un romanzo, una pièce teatrale, un affresco… rispondono a un punto di partenza, e nel loro divenire opera complessa forse incontrano altri punti di partenza e si arricchiscono sempre di più.
Specifichiamo: escludendo certi generi di arte, ad esempio quelli che ricalcano la realtà o quelli che si basano su ricerche, indagini e simili, il percorso artistico si sviluppa in un moto del tutto irrazionale perché non ha scopi né tutori. La creatività, proprio perché creatività, prevede che si parta da qualcosa che non c’era prima e che, dopo un lavoro che può durare istanti, giorni, mesi o anni, c’è. Non c’era e c’è. Se questo nuovo “c’è” ricalca la realtà, probabilmente non si è fatto un gran lavoro creativo, semmai si è fatto un lavoro di ricostruzione che può avere un ruolo importante nel sociale, ma che non è necessariamente artistico.
Bene, ma a prescindere dal risultato, creativo o ri-costruttivo, cos’è questo punto di partenza, cos’è che ci dice “scrivi” o “balla” o “componi” o “dipingi” … insomma, cos’è che ci dice “FAI”?
A meno che non si lavori su commissione, non c’è una ratio che guidi questo moto, né tantomeno c’è un tornaconto pratico o materiale, non deve esserci, almeno non a priori.
Di più, la non ricerca di qualsiasi tipo di tornaconto (anche un minimo riconoscimento o una minima approvazione) rende l’artista libero.
Quindi questo moto non si può sviluppare nell’ego, nella logica o nel proprio io. Proprio perché ricerca di un nuovo “c’è”, proprio perché si parte da un “non c’è”, occorre capire cosa significa il punto di partenza, cioè il “non c’è”.
Il punto di partenza è un vuoto, un nudo, un abisso. Non può esserci un io strutturato, sarebbe una prigione, quindi il creativo, nel momento in cui inizia a “fare”, perde coscienza di sé e vive nella sua follia creativa. Annullare l’ego, la psiche, il mondo necessario, le difese, a questo dovrebbe arrivare il creativo nel momento in cui inizia la sua opera. Ma prima del fare c’è l’esigenza del fare, e questa da dove viene?
Tra le tante pulsioni che ci animano, esiste qualcosa che va oltre le necessità pratiche, esiste una spinta a fare qualcosa di inutile (come anche solo guardar le stelle), esiste una pulsione, in alcuni sopita, in altri prioritaria, che chiede al corpo di animarsi in un certo modo, affinché sia fatto qualcosa di assolutamente inedito. Questa pulsione che ci polarizza verso uno specifico moto creativo viene da una parte di noi che sovente dorme, e che forse si sveglia nel sogno. Il sogno, quanto di più assurdo e inutile, eppure indispensabile per sentire che siamo utili a noi stessi e al mondo. Il sogno, che non è materia, appare vestito di immagini, ma in realtà queste immagini sono un velo che copre un mistero profondo: la mente priva di psiche, o forse l’anima, ciò che veramente ci anima.
Appare come un flash di immagini, un tessuto di figure e suoni, una sequenza priva di tempo e di spazio, viva in noi, forse da sempre, che chiede di essere vista, ascoltata, vissuta e… espressa…
Ecco il punto di partenza: un accumulo di immagini, visioni, sogni e percezioni, una voce archetipa che dall’intimo ci dice che la vita non è solo realtà, ma è anche e soprattutto stupore, è tornare vergini ogni attimo di vita che viene e che va, e ci dice che quanto è dentro di noi non si esaurisce con ciò che a noi è noto. Riuscire ad intuirlo è il punto di partenza. Un flash, una scintilla, ciò che si vede quando il velo si squarcia, per poi tornare a coprire quella Verità. Perché se si vedesse tutta, si impazzirebbe!

Claudio Fiorentini

Nessun commento:

Posta un commento