La prima cosa che noti, leggendo Il lupo, è che scorre come
un ruscello, una pagina tira l’altra, vai avanti, e scorre sempre più forte.
Non lasci il libro sul comodino perché vuoi continuare, e mentre rosicchi
qualche minuto qui e là alla tua giornata, la lettura avanza. Non te ne
accorgi, ma passo dopo passo, capitolo dopo capitolo, questo ruscello cresce,
diventa un torrente, poi un fiume in piena. Comunque l’acqua scende veloce, e
se prima è cristallina, arrivando al fiume diventa torbida. Tutto si calma
nella conclusione, il fiume finisce in un lago, non nel mare, perché non è
immensa la fine, piuttosto sembra una tavola calma, con residui borbottii, un
po’ tremante, grande, ma non immensa, come se l’autore volesse riconciliarsi
con il mondo dopo aver esplorato gli orrori dell’animo umano. Sta di fatto che
arrivi alla fine che neanche te ne accorgi, e tutte le vicende che hai vissuto
in queste circa duecento pagine, sono presenti, non le dimentichi. Già, perché
a differenza di altri racconti dello stesso genere che richiedono massima
attenzione per i dettagli, qui gli stessi dettagli vengono dosati gradatamente,
uno alla volta e non passano inosservati.
Mi ha colpito la gradualità con cui cresce il corso d’acqua,
senza nessun intoppo, senza obbligarti a tornare alle pagine precedenti per
rileggere quel particolare che andando avanti hai dimenticato, è così ben
architettata che il ritmo rasenta la perfezione. Ogni tanto, sì, appare qualche
guizzo che intende aggiungere altra vita nel flusso, e come un salmone che
salta nell’acqua si presenta al lettore che sorride, senza però distrarsi.
Il protagonista, Marco, è un giornalista affermato sulla
quarantina. Facendo un servizio su un orrendo infanticidio, Marco si deve
confrontare con una sua orrenda verità nascosta. Non si sa di cosa si tratta,
ma con l’aiuto di Leda, una giovane e bella giornalista, Marco comincia a
scavare nel suo intimo, per capire da dove viene quel grumo, quel mostro che lo
attanaglia bloccandolo e torturandolo. Comincia così un viaggio nell’orrore,
un’indagine apparentemente innocua che porta i due giornalisti a scoprire un
mondo infame e spietato.
L’equilibrio e la leggerezza della narrazione consentono di
catturare l’attenzione del lettore senza stancarlo, e il narratore affronta con
rara maestria l’esplorazione nell’avidità dell’animo umano. I fatti che vengono
narrati riguardano direttamente i due protagonisti, tra i quali nasce
inevitabilmente un forte legame.
Con descrizioni molto sintetiche e dialoghi perlopiù vivaci,
questo libro si presenta come un giallo. Certo, gli elementi ci sono tutti,
dall’omicidio irrisolto alle trame della malavita, ma non sono questi il fulcro
della storia. La parte più importante, infatti, è la capacità di scavare nella
memoria, fino a poter rivedere fatti successi nella prima infanzia. Il trauma
vissuto da Marco bambino è la guida dei due improvvisati investigatori che, tra
una scoperta e quella successiva, ricostruiscono un complesso rompicapo che
consentirà a Marco di saldare un debito con la sua memoria. Il bello di questo
giallo (o thriller, non importa come lo si cataloghi) risiede proprio nel fatto
che non è un giallo. I personaggi non sono solo utili allo svolgimento della
trama, ma sono oggetto e causa dell’indagine, e appaiono al lettore con i loro
dubbi e le loro debolezze, le loro reazioni sono influenzate dai fatti che
succedono nel momento della narrazione, e sono fatti credibili. Insomma, Il
lupo è un gran bel libro.
Claudio Fiorentini
Nessun commento:
Posta un commento