lunedì 13 giugno 2016

Donne di carta - ti ho amato per la tua voce

L’associazione Donne di Carta ci stupisce ancora una volta, portandoci una performance, a metà tra la conferenza e lo spettacolo, immersi nella Drugstore Gallery di Via Portuense. Lì, tra proiezioni di film su rovine romane, letture e riflessioni, frammenti di libro letti a memoria e spunti creativi di grande vigore, ci hanno reso partecipi delle parole di donne, grandi donne che hanno fatto la storia, alternando le varie parti dell’evento a interventi delle archeologhe che hanno vissuto gli scavi di ciò che adesso è un polo museale. Le tombe al bordo della strada, sulla via Portuense, una via di grande traffico, così che chi passa con la sua vita sulle spalle può guardare la tomba e salutare il defunto, creando quell’unione tra mondo dei vivi e mondo dei morti che rende più naturale e accettabile il passaggio. Questo era Roma.
Ma veniamo al senso della serata.
Nella storia sono esistiti molti uomini e molte donne rivoluzionari, in grado di cambiare il mondo. Non è corretto, secondo me, fare una differenza di genere: una persona è sempre una persona, con le sue doti, le sue capacità e i suoi difetti, equivalenti tra generi. Però occorre dire che, per questioni inizialmente antropologiche, le donne sono state relegate alla cura della prole, e la società si è sviluppata seguendo i modelli a noi noti, a conduzione prevalentemente maschile, dove le donne hanno avuto meno spazio e maggiori difficoltà per farsi valere. Per questo, quando si parla di persone come Giovanna D’Arco, Ildegarda Di Bingen, Pia de’ Tolomei e Artemisia Gentileschi, l’ammirazione e lo stupore si consolidano in un brivido di meraviglia: quale coraggio, quale temperamento, quale profonda fede animavano quelle persone che si sono fatte strada, essendo donne, in un mondo retto da volontà grette e limitate che davano diritti a seconda degli attributi sessuali. Una donna che scrive e che legge? Al rogo! Una donna che combatte? Al rogo! Una donna che si veste da uomo per non essere aggredita? Al rogo! Certo, al rogo ci andavano anche molti liberi pensatori, ma questa è un'altra narrazione. Non credo, però, che la storia sia stata sempre così ottusa, probabilmente ci sono state società e fasi storiche più aperte, più equilibrate, anche più armoniose e pacifiche… solo che non mi sembra che i momenti di armonia siano mai stati riportati dalle cronache o dai libri di storia, per cui la nostra conoscenza del mondo è fatta prevalentemente di narrazioni di guerra e di conquista, che sono attività prevalentemente maschili. Questo è il punto: la storia è fatta da uomini e narrata da uomini, come può la donna ricavarsi un suo spazio? Deve avere una forza d’animo, una tenacia e un’intelligenza tali da cambiare il senso della storia. Deve lottare come una fiera, e una volta che ha vinto deve continuare a lottare, perché ovunque vada, qualsiasi cosa faccia, troverà sempre qualcuno che vorrà neutralizzarla. Intendiamoci, questo vale anche per l’uomo che intenda cambiare il mondo, ma in una società retta da uomini, quando arriva il momento della sfida, la forza fisica ha un suo ruolo, e la donna può contare solo sull’intelligenza per difendersi… Ora, però, ammettiamolo: è facile per noi raccontare le gesta di donne (o uomini) straordinarie dopo aver letto qualche libro stando comodamente seduti in poltrona… per questo non condivido qualche passaggio della serata, come la citazione di Gianna Nannini e la proiezione di foto di alcune cantanti punk di dubbio talento… però il lavoro di Donne di Carta è ammirevole, e ci fa riflettere, ci fa pensare, ci fa tornare a casa pensando a cosa hanno dovuto vivere quelle grandi donne, ci fa entrare nella loro mente, nel loro mondo, e noi tentiamo di ricontestualizzarci completamente e… quale orrore, quale terrore avremmo vissuto noi, se fossimo stati lì, dove loro, invece, sfidando il mondo, hanno portato luce!
Claudio Fiorentini

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