L’associazione Donne di Carta ci stupisce ancora una volta,
portandoci una performance, a metà tra la conferenza e lo spettacolo,
immersi nella Drugstore Gallery di Via Portuense. Lì, tra proiezioni di
film su rovine romane, letture e riflessioni, frammenti di libro letti a
memoria e spunti creativi di grande vigore, ci hanno reso partecipi
delle parole di donne, grandi donne che hanno fatto la storia,
alternando le varie parti dell’evento a interventi delle archeologhe che
hanno vissuto gli scavi di ciò che adesso è un polo museale. Le tombe
al bordo della strada, sulla via Portuense, una via di grande traffico,
così che chi passa con la sua vita sulle spalle può guardare la tomba e
salutare il defunto, creando quell’unione tra mondo dei vivi e mondo dei
morti che rende più naturale e accettabile il passaggio. Questo era
Roma.
Ma veniamo al senso della serata.
Nella storia sono
esistiti molti uomini e molte donne rivoluzionari, in grado di cambiare
il mondo. Non è corretto, secondo me, fare una differenza di genere: una
persona è sempre una persona, con le sue doti, le sue capacità e i suoi
difetti, equivalenti tra generi. Però occorre dire che, per questioni
inizialmente antropologiche, le donne sono state relegate alla cura
della prole, e la società si è sviluppata seguendo i modelli a noi noti,
a conduzione prevalentemente maschile, dove le donne hanno avuto meno
spazio e maggiori difficoltà per farsi valere. Per questo, quando si
parla di persone come Giovanna D’Arco, Ildegarda Di Bingen, Pia de’
Tolomei e Artemisia Gentileschi, l’ammirazione e lo stupore si
consolidano in un brivido di meraviglia: quale coraggio, quale
temperamento, quale profonda fede animavano quelle persone che si sono
fatte strada, essendo donne, in un mondo retto da volontà grette e
limitate che davano diritti a seconda degli attributi sessuali. Una
donna che scrive e che legge? Al rogo! Una donna che combatte? Al rogo!
Una donna che si veste da uomo per non essere aggredita? Al rogo! Certo,
al rogo ci andavano anche molti liberi pensatori, ma questa è un'altra
narrazione. Non credo, però, che la storia sia stata sempre così ottusa,
probabilmente ci sono state società e fasi storiche più aperte, più
equilibrate, anche più armoniose e pacifiche… solo che non mi sembra che
i momenti di armonia siano mai stati riportati dalle cronache o dai
libri di storia, per cui la nostra conoscenza del mondo è fatta
prevalentemente di narrazioni di guerra e di conquista, che sono
attività prevalentemente maschili. Questo è il punto: la storia è fatta
da uomini e narrata da uomini, come può la donna ricavarsi un suo
spazio? Deve avere una forza d’animo, una tenacia e un’intelligenza tali
da cambiare il senso della storia. Deve lottare come una fiera, e una
volta che ha vinto deve continuare a lottare, perché ovunque vada,
qualsiasi cosa faccia, troverà sempre qualcuno che vorrà neutralizzarla.
Intendiamoci, questo vale anche per l’uomo che intenda cambiare il
mondo, ma in una società retta da uomini, quando arriva il momento della
sfida, la forza fisica ha un suo ruolo, e la donna può contare solo
sull’intelligenza per difendersi… Ora, però, ammettiamolo: è facile per
noi raccontare le gesta di donne (o uomini) straordinarie dopo aver
letto qualche libro stando comodamente seduti in poltrona… per questo
non condivido qualche passaggio della serata, come la citazione di
Gianna Nannini e la proiezione di foto di alcune cantanti punk di dubbio
talento… però il lavoro di Donne di Carta è ammirevole, e ci fa
riflettere, ci fa pensare, ci fa tornare a casa pensando a cosa hanno
dovuto vivere quelle grandi donne, ci fa entrare nella loro mente, nel
loro mondo, e noi tentiamo di ricontestualizzarci completamente e… quale
orrore, quale terrore avremmo vissuto noi, se fossimo stati lì, dove
loro, invece, sfidando il mondo, hanno portato luce!
Claudio Fiorentini
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