sabato 11 giugno 2016

Chi è la "gente"



La gente, la gente... molto spesso sentiamo dire “la gente”, ma ci siamo chiesti chi è, o a chi ci si riferisce quando si dice “la gente”? Al mercato, per strada, in fila alla ASL, piluccando tra le conversazioni sparse, quante volte vi capita di sentire dire quelle due magiche parole? Sette lettere e uno spazio, un articolo e un sostantivo. Ammesso che nel mondo vi siano (arrotondiamo) sette miliardi di persone, nel momento in cui uno di noi dice “la gente”, dovrebbe riferirsi a sei miliardi novecentonovantanove milioni novecentonovantanovemila e novecentonovantanove esseri umani, simili in tutto e per tutto a chi ha pronunciato quelle due parole. In realtà, la persona che le dice, è grasso che cola se si riferisce a dieci, quindici persone che conosce o che incontra per caso sul pianerottolo, in farmacia o dal droghiere. Insomma, la gente, per quasi sette miliardi di persone, si riduce a vicino di casa, colleghi di cui si parla e si sparla, genitori dei compagni di scuola dei figli, sarta, dentista, edicolante… di quante persone può essere composta “la gente” di ciascuno? Eppure, quando sento dire “chissà cosa dirà la gente” o “la gente dice in giro” o “la gente non si fa gli affari suoi”, so benissimo che il senso di universalità dell’espressione “la gente” è impoverito. Insomma, “la gente” ci condiziona, ma chi? Sei sette persone su sette miliardi? Arrotondando, un miliardesimo della totalità? E pur allargando la cerchia, anche se fossero centinaia di persone, per semplificare direi settecento (ma chi di noi conosce e interloquisce con settecento persone?) saremmo a uno su settanta milioni. I più fortunati, gli eremiti, non si curano di queste quisquilie, ma loro di gente ne vedono assai poca, invece noi, comuni viventi (o comuni mortali), al massimo potremmo sentirci condizionati da una settantina di persone, comunque uno su cento milioni, che non sembra un numero molto rappresentativo di ciò che può pensare la gente.
D’accordo, mi si può obiettare che noi prendiamo coscienza solo del mondo che ci circonda e che di quello che fa un santone in India o un inuit cacciafoche non ce ne importa un cetriolo, ma loro, non appartengono anche loro a “la gente”?
Diciamocelo chiaramente: generalizzare è un vizio, e la presunzione dell’uomo medio porta a mettere nel gran calderone un po’ tutti.
Quindi l’uomo è totalitario per definizione, e quando dice la gente, prova a chiedergli “la gente chi?”, vedrai che ti risponde ogni sorta di castroneria, preceduta dalla locuzione “un po’ tutti…”.
E se tu chiedi “tutti chi?”, allora passi per un rompiscatole e rischi di sentirti dire “ma con te non ci si può proprio parlare!”.

Claudio Fiorentini

Nessun commento:

Posta un commento