domenica 29 maggio 2016

La piuità



Leggo che una star di Hollywood di neanche trent’anni fattura ottanta milioni l’anno, un’altra, a soli ventisette anni, ha avuto sei nomination all’oscar, un rapper tatuato insieme alla sua compagna vale un miliardo, una top model chiede per una sfilata di mezz’ora qualche valigia di bigliettoni, e un narcotrafficante messicano appena evaso è più ricco di Bill Gates… soldi, soldi, soldi… dati dallo star system… e successo, successo, successo…  decretato dallo star system… e prime pagine nei media, concesse dal media system (se poi non troviamo più le parole in italiano per esprimerci è una triste conseguenza di quello che dico in questi primi paragrafi).
L’uomo più ricco, l’attore più bello, il giocatore più pagato, la cantante con il miglior didietro, il principe che pilota gli elicotteri, la donna più potente, il CEO più influente, la donna più attraente, tutti americani, o eventualmente inglesi… questo propongono i “media”. A noi rimangono le veline, i ballerini, i politicanti, i valletti, i palafrenieri, le belle amanti, quelli che sono arrivati e quelli che hanno svoltato, quelli che hanno trovato la panacea e quelli che si sono sistemati… e comunque è questione di soldi, solo soldi… e apparenza, apparenza, apparenza… che però te la permettono i soldi, soldi, soldi, perché una con un bel didietro non finisce sui giornali se non è ricca, e un bravo (brava) attore (attrice) non è nessuno se non ha ingaggi milionari…
Questi ed altri, dello stesso tenore, sono i nostri modelli, che in comune hanno il segno più, il superlativo… polarizzando il desiderio dei comuni mortali o, meglio, delle masse.  
Miti, miti contemporanei. O falsi miti. Tutti fuoriusciti dalla fabbrica di immagini che invade le nostre giornate, che sia attraverso i media, la rete o le foto sui giornali, che sia attraverso il sentito dire, la chiacchiera al bar o in mensa con amici o colleghi, che sia attraverso il commento critico di qualche sociologo o di qualche intellettuale, il risultato è che se ne parla, li si pensa, li si combatte o li si subisce, e pur nolenti li abbiamo tutti ben piantati nelle nostre teste. Miti, o falsi miti, non importa. Sono loro, le immagini dei “più” che influenzano le nostre scelte e che determinano i nostri ritmi. Nessuno uscirà illeso da questo continuo bombardamento. Anche il più refrattario, alla fine, si troverà un giorno a parlare di queste figure, di questi personaggi, costruiti ad hoc dalla stampa e dai media, e dovrà fare i conti con ciò che oggi è diventato il nostro desiderio nascosto e il nostro modello. Anche per questo la diffusione delle arti, la critica, l’editoria segue la strada dei falsi miti, perché porta denaro, perché porta pubblico, perché porta… comunque porta… La stampa non parlerà di un romanzo meraviglioso che però non risponde alle esigenze (in forma diretta, indiretta o antagonista) dei modelli e dei miti di cui si parla sempre, ed ecco che i romanzi diventano sceneggiabili e i protagonisti spesso assomigliano a un personaggio da film, ed ecco perché la poesia (quella ufficiale) ha perso l’orientamento… questione di miti e del contesto di valori che si portano dietro… che si riassume in una parola: mercato! O in quattro parole: voglia di farne parte.
Ma non scoraggiamoci. Esiste un’altra fabbrica di miti, silenziosa, persistente, penetrante… una fabbrica di miti diversa, che percepisce il vuoto e la falsità delle immagini dei “più” e vi si ribella, una fabbrica profonda e rigenerante da cui non possiamo fuggire. Loro, i “più”, provano a neutralizzarla, e forse ci riescono, in parte, in buona parte… loro ci provano, forse neanche lo sanno, ma tentano di convogliare le energie di questa fabbrica diversa verso le loro “piuità”, verso le loro mire… e ci convincono che anche loro sono parte di questo mondo silenzioso che si muove alla ricerca del mito, fabbricando o rigenerando un mito, vivendo con un mito in testa che non sia quello dei media, ma quello dei valori, per questo di quelle star da ottanta milioni l’anno si parla tanto, inneggiando alla loro “disinteressata” opera di volontariato o di sostegno al volontariato…
Invece, questa fabbrica che pullula di operai squattrinati, di impiegati senza risparmi, di disoccupati che danno il proprio tempo (l’unico valore che gli rimane), e di manager laboriosi, questa fabbrica dove lavora la gente comune (che però a volte, anzi, spesso si fa la guerra, o si organizza in caste, o si ghettizza o si organizza in consorterie) costruisce, ci prova almeno, i nuovi miti.
Non è una fabbrica ideale, però è una fabbrica di ideali, anche se un po’ pasticciata, disorganizzata, umanizzata e contaminata dalla “piuità”… è una fabbrica di miti silenziosa, persistente, penetrante… e si manifesta attraverso l’arte, la creatività, l’intelletto, la libertà… la voglia di fare, la necessità di vivere e di affermare il solo ed unico principio per cui vale la pena combattere fino alla morte, che è quello che ti permette di dire: “io sono vivo, e sono io, sono me, sono la mia voce interiore, la ascolto, la seguo… per questo non solo esisto, ma sono, e mi manifesto per quello che sono ”… 
Questa seconda fabbrica di miti, pur nella sua imperfezione, ci propone un’alternativa alla più roboante e inimitabile fabbrica dei (falsi) miti contemporanei, proprio perché i falsi miti, spiegati all’inizio di questa mia alzata di scudi, sono schiavi del loro tempo, quando invece i miti di questa seconda fabbrica sono eterni, e si traducono in valori, sentimenti, sogni. Sono cose che non si toccano e che, pur non allineandoci ai desideri del “piuismo”, semplicemente, ci rendono migliori.
Se solo la fabbrica fosse meglio organizzata, libera da contaminazioni “piuistiche” e maggiormente fondata sul senso di appartenenza, sulla voglia di collaborare, sulla presa di coscienza che un mito prodotto lì dentro può cambiare il mondo, allora se ne vedrebbero delle belle, e quella pletora di falsi miti si vedrebbe ridimensionata a fotografie da rotocalco di serie B, di cui parlare solo trenta secondi e basta, sì, basta! Perché alla fine tutti abbiamo di meglio da fare!
Claudio Fiorentini

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